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04 ago 2021

Rallentare

di Luciano Caveri

L'interrogativo si pone spesso ed in molte cose: croce o delizia? Mi vien da sorridere al tentativo di sfida, tipo "fioretto", che mi sono inventato in vista di qualche giorno di vacanza, con l'eccezione già prevista in partenza di due riunioni via "Zoom", cui vorrei ma non potrò sfuggire per un eccesso di spirito del dovere. L'idea è quella di contingentare gli spazi di uso di telefonino e tablet come esercizio di salute e di autocontrollo. Ormai sono perennemente connesso, tranne qualche ora la notte e appartengo, con evidenti sintomi di dipendenza, a chi non molla e questo non va per niente bene. Ci si accorge di tirare poco il fiato e di essere perennemente a disposizione di chiunque. «Anche di chi non lo merita per mail d'evasione in orari strampalati o perché chiama per nulla dire», così commenta mia moglie che non sopporta il paradosso dell'h24.

Sia chiaro come per molti aspetti portarsi dietro l'attività, tipo lumaca con il guscio-casa sulla schiena, ha un suo enorme vantaggio. Ti sfugge poco, sei rapido nelle scelte, hai sempre dietro quando ti può essere utile, tuttavia il rovescio della medaglia è che tutti quelli che fanno come me - e siamo tanti - staccano difficilmente e finiscono per piombare nel rischio di sudditanza e di condizionamento. Dunque il "fioretto" si sostanzia nello sforzo di non usare in certi orari il telefono e nei momenti di svago di sfuggire all'occhiatina allo schermo che ingenera poi in pieno la stura delle comunicazioni sui vari tipi di messaggistica. Solo verso sera mi autorizzerò da solo e graziosamente a fare il punto su quanto ricevuto per richiamare o messaggiare alla bisogna. Il motto è: tutti siamo utili, nessuno è indispensabile. Oppure il ben peggiore: i cimiteri sono pieni di persone che si ritenevano indispensabili. Per cui anche il rallentamento in quanto presente su questa pagina non è frutto di improvviso parassitismo, bensì di un salutare e tonico sforzo per tirare il fiato. Confesso che ritengo di averne bisogno.