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28 lug 2010

Quelle stragi che riemergono dal passato

di Luciano Caveri

Al di là di dichiarazioni o smentite sull'esattezza delle espressioni impiegate, è evidente che l'audizione di ieri alla "Commissione antimafia" dei vertici della Procura di Caltanissetta ha aspetti davvero clamorosi. Si tratta di capire se e come gli omicidi in Sicilia dei magistrati Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, avvenuti a cavallo fra la primavera e l'estate del 1992, facciano parte di un disegno più vasto in cui la scoperta di legami fra mafia e politica risulterebbero persino essere la causa di quelle stragi. Da mesi, come uno stillicidio, si parla di quanto saranno clamorose queste rivelazioni e ora il tempo è venuto per capire di che cosa si tratti e sarebbe bene che non si tergiversasse più a fronte di notizie sui giornali che si prestano a mille strumentalizzazioni. Ero alla Camera dei deputati quando quelle stragi segnarono profondamente quei mesi di fine del sistema della prima Repubblica, soprattutto a causa delle vicende di Tangentopoli. Non nascondo di come, riandando con la memoria a quel tempo, già allora il clima in Parlamento era pieno di boatos su retroscena più o meno grandi e rischi esistenti per la democrazia per quell'antica voglia golpistica che periodicamente è riemersa nel secondo dopoguerra. Ora è indispensabile sapere.